Non innamorarti di una donna che legge

Non innamorarti di una donna che legge,
di una donna che sente troppo,
di una donna che scrive…
Non innamorarti di una donna colta, maga, delirante, pazza.
Non innamorarti di una donna che pensa,
che sa di sapere e che inoltre è capace di volare,
di una donna che ha fede in se stessa.
Non innamorarti di una donna che ride
o piange mentre fa l’amore,
che sa trasformare il suo spirito in carne e, ancor di più, di una donna che ama la poesia (sono loro le più pericolose), o di una donna capace di restare mezz’ora davanti a un quadro o che non sa vivere senza la musica.
Non innamorarti di una donna intensa, ludica,
lucida, ribelle, irriverente.
Che non ti capiti mai di innamorarti di una donna così.
Perché quando ti innamori di una donna del genere, che rimanga con te oppure no, che ti ami o no, da una donna così, non si torna indietro.
Mai.

(Martha Rivera Garrido)

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Piccoli momenti di autunno.

È un pomeriggio di settembre, il sole è in cielo e l’aria è fresca. C’è quella temperatura ancora un po’ misteriosa che non ti fa capire cosa indossare, se una t-shirt, o se serve invece qualcosa di più, un maglioncino, una sciarpina. Sono quelle giornate in cui lasci aperte le finestre tutto il giorno perché senti che la casa vuole brillare di quel sole, vuole essere attraversata da quel venticello fresco e vuole riempirsi di colori autunnali. È proprio l’inizio dell’autunno. La finestra è coperta da delle leggere tende rosse che filtrano il sole e l’ombra degli alberi disegna forme sul parquet. Il vento soffia, e lo scacciasogni appeso alla  maniglia si muove producendo un tintinnio. All’improvviso una foglia gialla cade piano sul pavimento, entrando dalla porta e cullata dal vento.

Piccoli momenti di autunno.

Io torno bambina. E tu?

Troppe volte dimentichiamo di come era essere bambini. Voi lo fate? Voi ogni tanto vi fermate dalla quotidianità, prendete un sospiro e vi stampate in faccia quel sorriso che avevate da bambini quando tutto era bello? Io ci provo, e ogni tanto cerco di tornare bambina. Per un po’ “stacco il cervello”, faccio fuggire i pensieri e mi dimentico di qualsiasi cosa. E allora mi guardo intorno e  osservo ciò che mi circonda, ed è proprio così che torno bambina, perché in questa situazione comincio ad emozionarmi come facevo solo allora. Il vento che fa rumoreggiare gli alberi, il sole che crea le ombre sulla strada, la musica lungo le vie della città, il profumo di cibo cucinato a mezzogiorno e soprattutto giocare, giocare, giocare. Giocare con qualsiasi cosa, in ogni momento: al mare con la sabbia, dare le voci ai passanti che camminano immaginandosi possibili storie, contare tutti gli oggetti rossi che vedo. Per un po’ dimentico la me di adesso e cerco di ritrovare quella che ero molti anni fa. Alle volte ci riesco, alle volte no. Ma d’altronde anche allora non era tutto facile, no?